Due pesi e due misure. A tavoli di trattative aperte, su una cosa non si puo’ assolutamente discutere, nell’apertura del “nuovo Pollaio” (presso il Paolotti). DEVE essere un’aula studio di Ateneo. Nota bene, questo non e’ un vezzo di forma o un capriccio. “Aula Studio di Ateneo” e’ una ben precisa definizione da regolamento. E la condizione che ogni nuova aula studio aperta sia tale, e’ un passo fondamentale nella nuova gestione degli spazi studenteschi, per garantire chiarezza, uniformita’, e parita’ di diritti per tutti gli studenti. Direttori di Dipartimenti, Presidi di Facolta’, Prorettori sono inamovibili. Si puo’ discutere sulla bonta’ di una tale scelta, o sull’efficacia di tale soluzione, ma a prima vista sembra ragionevole e non ce ne lamentiamo troppo.
Quello che pero’ non va giu’ e’ scoprire, con fastidio piu’ che rammarico, che chi dovrebbe fare rispettare certe decisioni degli organi d’Ateneo, si sente contemporaneamente libero di violare le stesse regole che sottoscrive. Pochi mesi prima della chiusura del Pollaio di Via Marzolo, una nuova, minuta ma efficace aula studio viene aperta ai piedi del Dipartimento di Scienze Chimiche. E che problemi ci sono? Piu’ posto c’e’, meglio e’… per noi.
Peccato che dopo pochi mesi, compare un cartello, firmato niente di meno che dal Direttore del Dipartimento di Scienze Chimiche, nonche’ Prorettore con delega per l’Edilizia dell’Ateneo (quindi le regole dovrebbe conoscerle bene) che esplicita in maniera chiara e concisa che l’aula di studio e’ aperta ad uso esclusivo degli studenti frequentanti corsi del Dipartimento stesso (leggi: gli studenti di Chimica). Per di piu’ l’aula, non risulta di Ateneo; aperta ad una fetta molto ristretta di studenti.
Ma come? Questo viola tutte le regole a noi fermamente imposte (ci riferiamo al fatto di essere gestiti dall’Ateneo, non di voler impedire l’accesso ad alcuni studenti). Infatti, se la nostra aula fosse rimansta sotto la gestione del Dipartimento di Fisica, ora potremmo chiudere con gli stessi orari precedentemente concordati con lo stesso (ben piu’ ampi degli attuali).
Allora chi stabilisce ed impone le regole puo’ semplicemente smettere di rispettarle e fare cio’ che preferisce? Oppure ci hanno convinti che la nostra aula dovesse passare all’Ateneo, mentre questo non è assolutamente vero?